Oggi 31 luglio, giornata mondiale dell’avocado, e come ogni anno ripropongo questo articolo perché non dobbiamo scordarcelo!
Cremoso e versatile, colorato e fotogenico, l’avocado è sicuramente un ingrediente di grande successo del 21° secolo senza precedenti.
Ė difatti molto presente sui social in molti profili dedicati alla preparazione di ricette, e dagli esperti di alimentazione, è visto come un ingrediente salutare che andrebbe mangiato tutti i giorni.
Premesso che non ha veramente più senso continuare con una mentalità che vede l’importanza di enfatizzare ogni volta il singolo ingrediente quando sappiamo bene che è l’alimentazione nel suo insieme che fa la differenza, si continua a basare il concetto di salute necessaria all’essere umano e non ci si domanda mai cosa succede all’ambiente quando la domanda di un prodotto della terra aumenta in modo considerevole (o sconsiderato) come in questo caso.
L’avocado, proprio per questo grande successo, è per lo più gestita da cartelli della droga e apre una storia di rapimenti, estorsioni, appropriazione indebita; per quanto riguarda l’etica ambientale … poca, molto poca. Ma andiamo con ordine.
L’avocado: le origine e le curiosità
Originaria del Messico, la pianta dell’avocado può raggiungere i 20 mt. di altezza con un frutto consistente e una polpa grassa che costituiva il piatto base dell’alimentazione degli antichi Aztechi e dei Maya.
Nella lingua Nahuati, parlata dagli antichi Aztechi, “ahuacati” è la parola da cui deriva avocado, il cui significato è “testicolo”, sia per via della sua forma che per le sue proprietà toniche.
Presso le popolazioni native dell’America centromeridionale l’avocado era anche chiamato “pera alligatore” per via della sua forma e della sua buccia verdastra e ruvida.
Proprietà nutrizionali
L’avocado è ricco di fibre e di minerali come potassio, zinco, manganese e fosforo che sono presenti in abbondanza. Contiene inoltre una quantità importante di vitamina B5, vitamina B6, vitamina K, vitamina E e di vitamina C.
Le calorie sono date per lo più dai lipidi (14,7), da carboidrati (8.5), e infine dalle proteine a basso valore biologico. Molto presente l’acido oleico omega 9, lo stesso grasso che caratterizza il nostro olio extravergine di oliva e al quale si attribuiscono molti benefici metabolici.
Un “cuore” di avocado
Uno studio della Penn State University pubblicato sul Journal of the American Heart Association ha evidenziato che, inserire nella dieta un avocado al giorno, grazie alla sua ricchezza di acidi grassi monoinsaturi, protegge il cuore, abbassa i livelli di colesterolo cattivo riducendo sensibilmente lo sviluppo di malattie cardiache.
Mercato mondiale e coltivazione dell’avocado
Le vendite di avocado e dei prodotti che lo contengono, in Italia, sono aumentate del +143,8% tra il 2016 e il 2019 e del +92,9% nell’ultimo anno, con un giro d’affari da 6,5 milioni di euro (i dati sono di World Avocado Organization). Nel 2020, in Europa, ne sono stati consumati 700 milioni di chili, 100 milioni in più rispetto all’anno precedente.
L’impatto ambientale
Le aree territoriali in cui cresce l’avocado, sono per lo più aree colpite da siccità, povertà e sfruttamento scellerato del lavoro agricolo. Anche se in un primo momento questa grande richiesta ha restituito valore ai territori d’origine, l’aumento mondiale della domanda e la pressione del mercato hanno avuto come conseguenza l’abbandono del consumo dello stesso cibo da parte delle popolazioni stesse, che ormai lo coltivano esclusivamente per essere esportato.
Deforestazione e trasporto internazionale
La produzione di avocado è triplicata, le esportazioni decuplicate e moltissimi terreni che venivano prima utilizzati per colture differenziate, sono stati trasformati in monocolture, che hanno coinvolto anche terre vergini e foreste (all’incirca 690 ettari all’anno) trasformate in piantagioni. Sono diversi gli stati coinvolti nella “conversione selvaggia di terreni” per l’avocado, tra cui Perù e Cile.
Il trasporto è un altro problema ambientale non di poco conto, considerando il consumo di petrolio necessario per spostare 10 mila tonnellate di avocado in Italia da una distanza intercontinentale che supera i 10.000 Km. Un inquinamento che certo contribuisce all’aumento dell’effetto serra.
E l’acqua, dove la mettiamo?
L’acqua è una delle più grandi criticità che riguarda la coltivazione dell’avocado, senza contare un utilizzo ripetuto di prodotti chimici e fertilizzanti di scarsa qualità, con un conseguente inquinamento del suolo, dell’aria e delle riserve d’acqua.
Secondo i ricercatori dell’Università di Twente, in Olanda, la produzione di 500 grammi di avocado (tre frutti) richiede all’incirca 272 litri di acqua.

In Cile l’80% delle risorse idriche sono utilizzate in ambito agricolo, e l’acqua potabile è per lo più privatizzata; chi gestisce le piantagioni di avocado, nella regione di Petorca, ha illegalmente costruito canali e pozzi per poter trasportare l’acqua dai fiumi ai campi, causando una siccità che non ha precedenti, e che ha lasciato gli abitanti dei villaggi con poca acqua, sovente contaminata, e consegnata da mezzi su ruote.
Ma non finisce qui. Pare che l’oro verde – così è stato ribattezzato l’avocado di Hass – abbia attirato l’attenzione dei cartelli della droga messicani, i quali hanno iniziato a estorcere denaro agli agricoltori. Molti sono ormai i territori che sopravvivono unicamente per la coltivazione di questo frutto, e per questo motivo, molte persone, i giovani in particolare, abbandonano questa terra ormai consumata.
Cosa possiamo fare
Visto che l’Italia è diventata un grande consumatore di questo frutto, possiamo come prima cosa rispettare la stagionalità del prodotto. La raccolta dell’avocado inizia a ottobre per le varietà Fuerte, Bacon e Zutano e continua da gennaio a maggio con la Hass, la varietà oggi più diffusa. Questi, dunque, sono i periodi in cui è possibile acquistare avocado fresco.
Ma possiamo avere un avocado tutto italiano? Si. Sicilia, Calabria, Toscana, e chiediamo scusa se eventualmente ci sono altre regioni che non abbiamo nominato, hanno cominciato a coltivare avocado biologico, in agricoltura sostenibile nel rispetto dell’ambiente.

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