Si è appena concluso ad Addis Abeba il vertice ONU sui Sistemi Alimentari co-organizzato da Italia ed Etiopia. Tra le altre partecipazioni, è intervenuta il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale ha lanciato un messaggio sulla priorità della sicurezza alimentare a livello globale, con le implicazioni politiche, economiche e sociali che ne derivano.

L’incontro bilaterale  è stato aperto dal Primo Ministro etiope Abiy Ahmed che, ricordando l’importanza della cooperazione su più livelli, ha dichiarato quanto segue:

«L’Africa è il continente meno responsabile ma più colpito dai cambiamenti climatici. Non abbiamo più il tempo di aspettare che gli aiuti arrivino. Siamo aperti a investimenti su tecnologie e a collaborazioni per potenziare i piccoli agricoltori che danno da mangiare alla stragrande maggioranza del continente» – ha dichiarato Ahmed, ricordando l’importanza della cooperazione su più livelli.

«È un grande onore ospitare il secondo vertice Onu con l’Italia. Un’occasione di bilancio e di impegno per la costruzione di sistemi resilienti e giusti per tutti. In Etiopia abbiamo fatto scelte audaci: lavorare in cooperazione su scala globale oltre che al livello locale».

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Prima di procedere, vorrei fare alcune riflessioni su questo inizio di discorso del Primo Ministro etiope da cui ho estratto tre punti fondamentali:

a) Africa la più colpita dai cambiamenti climatici

E’ vero, l’Africa è considerata il continente più colpito dai cambiamenti climatici a causa delle molteplici e differenti perturbazioni (da siccità a inondazioni a ondate di calore), spesso violente, anche se, le emissioni globali di CO2 sono meno del 4%. Una situazione che, ovviamente, colpisce duramente la biodiversità, l’agricoltura e quindi l’accesso al cibo e la salute.

Dietro questa facciata di “ingiusta ostilità” del clima, bisognerebbe aggiungere qualche tassello informativo che sicuramente manca.

1.     Sfruttamento

Pur essendo una situazione complessa, documenti e documentari sullo sfruttamento dei territori africani, sono evidenti e oggettivi. L’eccessivo utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, uniti a una feroce e continua deforestazione “necessaria” a creare nuove aree coltivabili, alterano gli equilibri climatici, che a loro volta rendono lo sviluppo agricolo sempre più difficile e vulnerabile, creando così un circolo vizioso dal quale è difficile uscirne.

Il continuo sfruttamento agricolo, attuato per la coltivazione, ad esempio del cacao, sta portando all’esaurimento del suolo unitamente alla distruzione degli ecosistemi, con conseguenze negative sul clima. Regioni come Ghana e Costa d’Avorio, che sono i maggiori coltivatori al mondo di fave di cacao (producono circa il 70% di cacao mondiale), hanno eroso l’85% del loro territorio, e stanno diventando inadatte alla coltivazione di ciò che da sempre è stato il loro sostentamento.

Non dimentichiamoci che l’Europa consuma circa 1,78 milioni di tonnellate di cioccolato ogni anno, pari al 35,5% del macinato mondiale di fave di cacao (cifra probabilmente sottostimata), e il recente segnale di  riduzione della produzione con il conseguente aumento dei prezzi, ha allarmato non poco il mondo dell’industria alimentare, soprattutto quello europeo.

Parlando di Etiopia

Se la coltivazione delle fave di cacao, sta mettendo in ginocchio Ghana e Costa d’Avorio, parlando appunto di Etiopia, sembra che la coltivazione del caffè stia mettendo in difficoltà il territorio. Il problema è identico:  pratiche agricole non sostenibili, deforestazione per nuovi terreni coltivabili, riduzione di biodiversità, ecc., creano problemi al clima che, a sua volta, aumenta i problemi di produzione agricola.

Si è parlato inoltre di sistemi giusti, ma cosa si intende per sistemi giusti? Perché il passato racconta di multinazionali che depauperano territori altrui con la scusa di migliorare la produzione e promettere guadagni che non arrivano mai. In realtà migliorano solo il loro business, mettendo in ginocchio contadini e abitanti (vedi avocado, Coca-Cola in Chiapas, ecc.)

2.     Potenziare i piccoli agricoltori

Il Primo Ministro etiope, ha parlato, giustamente, di privilegiare i piccoli agricoltori, concetto abbracciato anche dal nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Così, mentre in Africa si sta avviando un progetto importante e di tutto rispetto, in Italia, la situazione dei piccoli agricoltori è drammatica, caratterizzata non solo da margini di profitto ridotti dalle grandi distribuzioni, ma anche da un aumentato costo di produzione, peggiorato da un sistema di aiuti che favorisce le grandi aziende, svantaggiando soprattutto i nuovi giovani imprenditori e i piccoli agricoltori che operano in aree marginali: il numero di aziende agricole in Italia si è ridotto di circa il 30% nell’ultimo decennio.

Ricordiamo inoltre che la nostra piccola agricoltura, si distingue per la specializzazione in prodotti ad alto valore aggiunto, come ortofrutta, viticoltura e floricoltura, che favoriscono la creazione di ricchezza, e sono spesso i principali custodi delle denominazioni di origine (DOP e IGP) e delle produzioni biologiche, rappresentando un patrimonio di biodiversità, storia, cultura e tradizione.

Continuando il nostro viaggio

Il Presidente del Consiglio italiano, nel suo intervento, ha dichiarato:

«Abbiamo scelto di co-organizzare questo evento, non solo perché l’Italia ha un rapporto speciale con l’Etiopia e una cooperazione pragmatica basata su progetti e iniziative concrete, ma anche perché crediamo sia fondamentale coinvolgere il continente africano come protagonista nelle scelte e nelle azioni della comunità internazionale» – «La sicurezza alimentare è una sfida epocale, di assoluta priorità».

Il Presidente del Consiglio ha inoltre ricordato che l’insicurezza alimentare colpisce il 10% circa della popolazione mondiale, con una forte concentrazione in Africa:

«Una persona su cinque soffre la fame e non ha accesso a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per condurre una vita sana» – «Quando le persone non hanno accesso al cibo o perdono i mezzi per produrlo, le conseguenze possono essere catastrofiche: la povertà peggiora, i conflitti si intensificano e le comunità diventano più vulnerabili alla violenza, al terrorismo e alle migrazioni forzate» – «I sistemi alimentari sono un motore di crescita e sviluppo, sia per le nazioni più fragili che per quelle economicamente più solide. Al centro della nostra azione deve esserci lo sviluppo delle comunità su cui scegliamo di concentrare i nostri sforzi».

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Si è parlato di sicurezza alimentare e di diritto sacrosanto di accesso al cibo. Anche questo è un argomento molto complesso, ma vorrei comunque mettere l’accento su un problema che sta diventando ben più grande e grave della mancanza di cibo: l’eccesso di cibo dannoso.

L’OMS stima che, nel 2022, ci fossero circa 1 miliardo e 100 milioni di persone obese e in sovrappeso nel mondo, che salgono a 2 miliardi nel 2025, con l’obesità in aumento anche nei paesi più poveri, Africa compresa.  Nel 2015, 4 milioni di persone avrebbero perso la vita per un problema di salute correlato all’eccesso di peso.  I risultati ben documentati da numerose ricerche scientifiche  fanno emergere un dato inquietante sulla salute pubblica mondiale.

Nel nostro Paese le malattie croniche non trasmissibili (MCNT) sono ritenute responsabili, per il 2010, del 92% dei decessi totali registrati per lo più correlate a una cattiva alimentazione e stile di vita. Sul piano politico l’Italia non sta facendo nulla per cambiare una situazione sempre più critica, permettendo alle multinazionali del cibo di distruggere, oltre la salute degli italiani, la nostra cultura del cibo, grazie alle continue aperture di fast/junk food (in arrivo 170 negozi Wendy’s); una pubblicità ingannevole e senza regolamentazione che colpisce soprattutto bambini e adolescenti; una scarsa educazione alimentare nelle scuole con mense scolastiche inadeguate alle linee guida ministeriali; senza considerare la grave situazione sanitaria sia fisica sia mentale, dovuta ai cibi ultra processati di cui non si riesce ad arrestare l’ascesa, grazie anche alla complicità politica.

Conclusione

Il Presidente del Consiglio ha anche annunciato la nascita di un centro di formazione professionale agricola in Algeria, intitolato a Enrico Mattei, ricordando inoltre l’importanza sulla gestione delle acque: «Una risorsa attorno alla quale si profila una crescente sfida geopolitica e di sovranità».

Non riesco bene comprendere le intenzioni europee per mano italiana, e non riesco nemmeno a comprendere la posizione dell’Etiopia.  Di fatto i punti esposti non fanno presagire niente di produttivo.

Purtroppo temo che dietro questa vetrina, continuerà a esserci un grande sfruttamento per l’Africa, e un aumentato degrado economico, sociale, politico e culturale dell’Italia. Il grave è che, come popolo, non si riesce ad avere una voce che venga ascoltata da coloro che dovrebbero fare il nostro interesse.

Meloni: Africa continente ricchissimo che può stupire se messo nelle giuste condizioni

(e il titolo dice già tutto)

https://www.youtube.com/watch?v=25LRx78_2Ow

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Fonti e approfondimenti

Cos’è il Piano Mattei

Scarica sintesi rapporto caffè Etiopia – Italia in PDF

https://www.thewatcherpost.it/esteri/meloni-ad-addis-abeba-la-sicurezza-alimentare-e-una-sfida-epocaleaddis-abeba/

https://www.cbmitalia.org/news-e-storie/news/cambiamento-climatico-effetti-africa-riscaldamento-globale/#:~:text=L’Africa%2C%20con%20emissioni%20minime,e%20le%20persone%20pi%C3%B9%20povere.

https://www.amref.it/cosa-facciamo/cambiamento-climatico-salute-africa/

https://www.wwf.it/area-stampa/disagio-degli-agricoltori/#:~:text=Piccoli%20agricoltori%20penalizzati,sociale%20e%20ambientale%20dell’agricoltura.

https://www.georgofili.it/Media?c=27d2ef20-940e-49db-9e9f-3cf668661c6a#:~:text=SITUAZIONE%20ECONOMICA%20E%20SOCIALE&text=Se%20aggiungiamo%20i%20settori%20a,spinta%20verso%20aziende%20pi%C3%B9%20grandi.&text=La%20dimensione%20media%20europea%20%C3%A8,produzione%20agricola%20dell’Unione%20Europea.