Più passa il tempo e più aumentano le persone che controllano le etichette dei prodotti, ma più la scienza dell’alimentazione prende piede, più i problemi di comprensione crescono, anche perché si enfatizzano dati poco rilevanti rispetto a ciò che, invece, le aziende tendono a nascondere. Così, mentre il consumatore consapevole aumenta, il rapporto con chi il cibo lo produce diminuisce.
Una diffidenza che, viste le innumerevoli truffe, abbassamento di qualità dei prodotti industriali, ingredienti sempre meno naturali, per lo più creati in laboratorio, è più che giustificata. I consumatori stanno cominciando a capire che gran parte della nostra salute dipende da una buona alimentazione, ma che questa non può più essere misurata unicamente da una mera conta di calorie e nutrienti presenti nel cibo (e sull’etichetta).
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Difatti
Leggere la etichetta di un prodotto non basta più poiché non espone informazioni importanti, per non dire essenziali, inoltre, è ormai di uso comune che i produttori sostituiscano[1] il nome di sostanze indesiderate con dei codici numerici o dei sinonimi incomprensibili al pubblico che, per legge, possono non essere dichiarati in etichetta.
Giusto per citare un esempio, gli ingredienti OGM, come da regolamento dell’UE, possono non essere dichiarati sull’etichetta se presenti sotto la soglia dello 0,9%, così come metalli pesanti, pesticidi e antibiotici; e queste sono solo alcune delle sostanze[2] dannose che ingeriamo quotidianamente senza saperlo.
Proteine animali
L’acquisto di prodotti di origine animale provenienti da allevamenti intensivi, e di conseguenza i prodotti derivati come uova, latte e formaggi, provengono da bestiame nutrito con mangimi OGM e curato con medicinali OGM esenti da obbligo di etichettatura, anche se allevato in Italia.
Il boomerang della catena alimentare
L’uomo è al vertice della catena alimentare e, di conseguenza, si trova nel piatto tutti quei veleni da lui stesso utilizzati e dispersi nell’ambiente attraverso l’industria, l’agricoltura e l’allevamento.

Foto 1
Una situazione che continua a peggiorare! Ad esempio, in Lomellina siamo passati da 60mila tonnellate di fanghi e gessi da gettare sui terreni da coltivare, a 99mila tonnellate annue, con la complicità degli agricoltori che, per utilizzare i più moderni processi di produzione industriale, fanno sempre più ricorso a ogni sorta di elemento chimico, di trattamento, di manipolazione genetica, per la lavorazione della terra o del cibo.
C’è scienza e scienza
Gli scienziati accademici indipendenti che hanno avuto il coraggio di denunciare i pericoli del cibo prodotto al fine di massimizzare i profitti, hanno dovuto fare i conti con ritorsioni da parte di potenti lobby dell’agroalimentare. Giusto per citare un esempio, il professor Árpád Pusztai, dopo avere pubblicato risultati scomodi delle sue ricerche in materia di OGM, ha perso sia prestigio sia incarichi istituzionali.
C’è qualcuno che ci tutela?
La cosa che più stupisce è che questo silenziare scienziati e giornalisti d’inchiesta nel momento in cui intralciano gli affari delle multinazionali, non trova un perché, e nessuno dei potenti della politica e dei governi che interviene per far emergere la verità, anche se scomoda. Subito s’insabbiano i risultati, si screditano i ricercatori, si smentisce qualsiasi affermazione sconveniente pur di salvare la facciata delle multinazionali che ovviamente pagano politici, esperti, giornalisti venduti, associazione, e soprattutto influencer ad alto “tasso di followers”.
E’ la legge del più forte
In un’era in cui i mercati dettano legge persino sui governi e senza più nemmeno nascondersi, è impensabile non sapere o far finta di non conoscere il reale potere delle multinazionali su qualsiasi settore di loro interesse, e l’alimentazione di settori associati ne ha tanti!
L’attuale sistema di certificazione scientifica sulla sicurezza degli alimenti è sopravvissuto, immutato, a tutti i gravi scandali che, nel tempo, ne hanno dimostrato l’assoluta inaffidabilità. La verità su come l’industria può facilmente procurarsi tutta la documentazione necessaria per ricevere le autorizzazioni necessarie alla vendita di prodotti, anche dannosi, emerse in America nel lontano 1976. Durante un’ispezione da parte del personale competente, si scoprì il modo in cui gli scienziati, finanziati dalle multinazionali, erano riusciti ad attestare la sicurezza di decine di pesticidi (alcuni dei quali destinati ai prodotti alimentari) e dei famigerati PCB (policlorobifenili) brevettati da Monsanto, sostanze altamente tossiche e inquinanti utilizzate per molteplici impieghi industriali, tra cui come diluente per pesticidi.
Nel 1977, un anno dopo lo scoppio dello scandalo, la produzione del PCB fu definitivamente vietata negli USA, ma durante l’inchiesta emersero anche le responsabilità degli organi pubblici di controllo come ad esempio l’FDA.
Il danno irreversibile provocato da Monsanto all’ambiente, alla catena alimentare e alla salute pubblica di tutto il mondo non fu circoscritto alla piccola cittadina dell’Alabama.
David Carpenter dell’Università di Albany dichiarò:
“Tutti abbiamo dei PCB nel corpo, ce li hanno anche gli orsi polari e i pinguini. Nel passato ci si sbarazzava dei PCB in poche discariche, ma con il finiti nell’aria e nell’acqua e sono arrivati ovunque. Ormai tutto passare del tempo sono il pianeta è inquinato da PCB”.
Lo zucchero fa male? Nascondiamo subito i risultati!
Un altro esempio di scienza corrotta dalle multinazionali arriva dallo zucchero. Un prodotto spacciato per indispensabile nella dieta quotidiana, si è scoperto essere uno dei peggiori alimenti prodotti dall’uomo. Un team di ricercatori americani ha scoperto che un’azienda statunitense ha nascosto per ben cinquant’anni i risultati di uno studio che forniva prove del legame tra il consumo di zucchero e le malattie cardiovascolari.
Questi ricercatori (Cristin Kearns, Dorie Apollonio e Stanton Glantz) dell’Università della California hanno esaminato documenti vecchi di cinquant’anni fa, e hanno scoperto che la Sugar Research Foundation aveva finanziato una ricerca sui topi per valutare gli effetti del saccarosio sulla salute cardiovascolare. Poiché le prove stavano rivelando che il saccarosio avrebbe potuto essere associato a malattie cardiache e al cancro alla vescica (giusto per citarne alcuni), la Sugar Research Foundation decise di interrompere la ricerca, senza pubblicarne i risultati. Gli ultimi studi hanno fatto emergere problemi ben più gravi, ma nonostante tutto, l’industria non solo non ha cambiato il suo atteggiamento predatorio, ma ha affinato le sue tecniche di manipolazione scientifica e di marketing, per continuare a vendere i propri prodotti.
Riflessione personale
Sembra che niente e nessuno riesca a intervenire sulla gravità del problema, che non riguarda solo la salute personale, ma anche quella del Pianeta.
Quanto esposto è solo una millesima parte, e non può essere risolto partendo solo dal basso. Ci vogliono interventi su più livelli che comprendano anche il diritto di chi, il cibo sano non se lo può permettere.
[1] Es. Zucchero = destrosio = fruttosio = edulcorante = E9_ _
[2] Si basano sul criterio della cosiddetta “dose giornaliera accettabile” (DGA) e dei “limiti massimi residuali” (LMR).
Fonte: Scelte alimentari non autorizzate – M. Pizzuti
Foto di copertina + foto 2 Canva.com
Foto 1 realizzata con AI canva.com
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